Daniela: la cucina secondo me. L’isola.

tre giovani donne mescolano ingredienti in pentola, altre due donne sorridono

La mia storia in cucina è un pò diversa dal solito.

Non ho imparato da “nonne, mamme… e nemmeno con lunghi anni di gavetta in ristorante.

Io la cucina l’ho imparata su di un’Isola disabitata.

L’Isola di Mal di Ventre è due miglia a Ovest dalla costa della Sardegna Centro – Occidentale. Mio padre ed il suo carissimo amico erano appassionati di caccia, pesca e mare. In tempi in cui tutto questo era ancora ecocompatibile. Il suo amico era ed è tutt’ora un cuoco eccelso. Portavano le loro famiglie sull’Isola lasciando gli agi delle case al mare.

due bambini a pesca sull'isola Mal di Ventre

La regola, più o meno necessitata per il tipo di vita e disciplina che i genitori impartivano a noi bambini, era che dovessimo mangiare ciò che riuscivamo a procuraci quotidiniamente. Ma allora era facile procurarsi ogni ben di dio, dai saraghi pizzuti alle triglie di scoglio, mustele, murene, polpi, aragoste e cicale. Lumache di terra e di mare. Noi bambini passavamo il tempo a pescare o squamare il pesce appena pescato dagli adulti, aiutare in cucina. Ogni sera fumi e profumi di ogni tipo si levavano dall’accampamento  Tutto veniva trasformato in sontuose zuppe, primi piatti degni di Lucullo, vassoi di pesce cucinato in mille modi.

Daniela da bambina con aragoste pescate a Mal di Ventre

Se impari da bambino che puoi poggiare due ferri tra due massi per tenere la pentola, regolare la temperatura del fuoco aggiungendo legnetti secchi  raccolti tra i cespugli, il profumo ed  gusto del pesce fresco e la cucina acrobatica in mezzo alle rocce, qualcosa di particolare indubbiamente rimane.

Daniela che prepara da mangiare vicino al mare

Ho così appreso i sapori ed i gusti nella loro purezza e nell’età in cui ancora non puoi essere piegato al pregiudizio della memoria. Perchè la memoria la stai proprio formando.

Quando ho deciso di lasciare la professione di Avvocato per cambiare vita e fare quello che mi era sempre piaciuto, la cucina ha avuto un posto fondamentale nel mio percorso .

Ho frequentato la scuola e la cucina dello chef stellato Roberto Petza,allora nel suo ristorante S’Apposentu a Siddi. Un vero fuoriclasse.

Questa esperienza mi ha aperto un’importante finestra sul mondo “delle stelle” Michelin, degli chef e dei piatti elaborati che raffinano il gusto alla massima potenza. Per un po’ ne sono stata affascinata e rapita. Ma poi ho capito che  non apparteneva al mio spirito.

una cena con un gruppo di ospiti francesi

Ho decifrato e definito il mio modo di cucinare nel tempo. L’ho salvato dal food porn imperante e l’ho riportato dove era nato: l’Isola”. Lo studio degli ingredienti, la scelta della materia prima, la padronanza delle tecniche di base, l’esperienza e la cultura. Della Sardegna in primo luogo.

Continuo a cucinare in situazione improbabili tra barche, rocce, ville e ovunque si possa accendere un fornello o piazzare un tagliere.

Ho sperimentato che anche in cucina la differenza di genere ha un ruolo fondamentale. La osservo e pratico ironicamente.

Non esistono molte fotografie dei miei piatti.  Un piatto deve essere gustato, non fotografato. Al limite raccontato, ricordato. Non cucino per avere i complimenti o compiacere.

Non parlo mai di un mio piatto dicendo che è buono, buonissimo, pazzesco. Se il piatto è ben riuscito deve parlare per me.

Mi piace osservare le mie tavole e la gioia che i miei piatti creano tra i commensali. 

Perchè alla fine o meglio dall’inizio,  secondo me, la cucina deve essere divertimento.

Daniela Meloni